Nuovo trekking, nuovo 3.000 (e oltre): questa volta è il turno del Pizzo Scalino che, con la sua forma piramidale, sarà la mia nuova conquista. Un’escursione attesa da tanto tempo, che richiede buona preparazione fisica e dimestichezza su sentieri di montagna non proprio semplicissimi. Sono già stata più di una volta nella zona di Campo Moro (Chiesa Valmalenco), dove ho avuto modo di sperimentare altre bellissime escursioni, ne è un esempio il Ghiacciaio Fellaria. Lungo il tragitto in auto il mio sguardo è stato catturato da quel monte dalla forma piramidale che salta all’occhio e istintivamente ho pensato: “Ci salirò mai lassù?”. Bene, oggi è il gran giorno, vado alla conquista di quel gigante silenzioso che ho osservato per lungo tempo.
Alcuni definiscono il Pizzo Scalino come “Il Cervino della Valmalenco” proprio per la sua forma: mi piace questo paragone, lo rende ancor più affascinante ed enigmatico. La via scelta per la salita è il Passo degli Ometti, una delle più conosciute e frequentate che sale dal Rifugio Cristina e non prevede la traversata del ghiacciaio. Come sempre la sveglia è all’alba, anche perché abbiamo 2h e 30 di auto per raggiungere Campo Moro. Il meteo sarà dalla nostra, una bella giornata di sole che promette davvero bene.
Contenuti dell’articolo:
Prima tappa al Rifugio Cristina
Dal Rifugio Cristina al Passo degli Ometti, alle prese con gli sfasciumi
Attraverso l’Alta Val Painale, cima del Pizzo Scalino sempre più vicina
Pizzo Scalino, 3.323 mt. con vista
Prima tappa al Rifugio Cristina
Come già accennato, il sentiero prescelto per la salita è il Passo degli Ometti. Leggendo le relazioni mi sono resa conto che molti escursionisti lasciano l’auto a Campo Moro salendo così dal Rifugio Zoia. Noi decidiamo di partire da un punto un po’ più basso, ovvero dal parcheggio di quota 1.960 che troverete alla vostra sinistra salendo da Franscia. Parcheggiate le auto imbocchiamo la strada gippabile che si trova sulla destra e porta all’Alpe Campagneda. Il primo tratto di salita è semplicissimo, si tratta di una strada gippabile che attraversa i prati e porta a Prabello, dove c’è il Rifugio Cristina.
Se volete fare un’escursione breve adatta ai bambini vi consiglio il Rifugio Cristina dove potrete anche pranzare. L’alpeggio di Prabello è un angolo fiabesco e bucolico che con le sue baite e la sua chiesetta sembra dipinto. Guardandovi intorno mentre salite vi renderete conto di trovarvi in un luogo incantato tra ruscelli, prati fioriti verdissimi e imponenti cime che fanno da sfondo… Vi dirò di più, ho già avuto modo di arrivare al Rifugio Cristina con una ciaspolata invernale. Raggiungiamo quindi il rifugio Cristina in circa 45 minuti (sono 270 mt. di dislivello) senza difficoltà, ci concediamo una piccola sosta ma siamo subito pronti a ripartire.

Dal Rifugio Cristina al Passo degli Ometti, alle prese con gli sfasciumi
Si prosegue, il sentiero per il Passo degli Ometti è proprio dietro il rifugio. Il primo tratto è tranquillo, si sviluppa nella piana dell’Alpe Prabello e regala panorami sul Bernina e sulle cime circostanti. Inizia poi la ripida salita, che si presenta dapprima con ghiaia e sassi che lasciano successivamente il posto agli sfasciumi. Chiaro, come ogni 3.000 che si rispetti, anche l’ascesa al Pizzo Scalino inizia a complicarsi. Gli sfasciumi non sono agevoli da superare, è necessario prestare attenzione a dove si mettono i piedi ed a tratti è necessario arrampicarsi un po’. Eh niente, come da copione metto le bacchette nello zaino e proseguo.
La traversata degli sfasciumi impiega circa un’oretta, dopodiché non manca molto per raggiungere il Passo ed il sentiero diventa man mano più agevole. Raggiunto il Passo degli Ometti decidiamo di fare una piccola pausa più che meritata, io estraggo il mio panino dallo zaino per uno spuntino, i miei soci di escursione mi prendono in giro perché “forse no