Questo week end ho deciso di passarlo in Piemonte, tra ferrate, sentieri attrezzati e panorami alpini di grande bellezza. Oggi è il turno della ferrata Carlo Giorda che, inerpicata sulle balze rocciose del Monte Pirchiriano, porta all’Abbazia della Sacra di San Michele, monumento simbolo del Piemonte. La Carlo Giorda è la mia prima vera ferrata, ho già avuto modo di familiarizzare con questo tipo di percorsi grazie al Sentiero dei Fiori.

Impiega circa 3 ore, è lunga ma non ci sono passaggi davvero complessi dal punto di vista tecnico. Volete un po’ di adrenalina? Eccovi accontentati con la presenza di due ponti tibetani, uno dei quali particolarmente lungo che vi farà provare l’ebbrezza di rimanere sospesi nel vuoto. Terminata la ferrata è anche possibile visitare l’Abbazia della Sacra di San Michele, resa famosa grazie al best seller di Umberto Eco “Il nome della Rosa” che ha trovato ispirazione proprio qui.

Ci sono anche delle curiosità legate al Monte Pirchiriano ed all’ habitat circostante: esso viene considerato infatti il regno dei camosci che abitano le sue pendici (riuscirò a vederne qualcuno?) ed è oasi di rare orchidee spontanee, attrazione per esperti di botanica. Insomma, non solo ferrata ma anche numerosi spunti per molte altre attività. Noi mettiamo l’imbrago e partiamo, voi che fate?

Ecco il parcheggio adiacente alla ferrata Carlo Giorda

Pronti partenza… Ferrata Carlo Giorda!

Per raggiungere la ferrata Carlo Giorda ci rechiamo a Sant’Ambrogio (To), il punto di partenza coincide con la Chiusa di San Michele. Se arrivate dalla SS 25 del Moncenisio noterete un grande spiazzo con una bacheca, si tratta del parcheggio dove lasciare l’auto. Io sono con il mio gruppo trekking e partendo da Milano il viaggio richiede circa 2 ore.

Il parcheggio è praticamente vuoto, siamo i primi. Ci prepariamo, siamo attrezzati con imbrago, longe e caschetto per affrontare in sicurezza la ferrata, già ben visibile da qui. Alzo lo sguardo e vedo il ponte tibetano in lontananza: anche da questa distanza si intuisce chiaramente che non è affatto corto (80 mt. di lunghezza)! Ci incamminiamo verso l’attacco della ferrata attraversando un ponticello, e dopo aver superato una serie di facili roccette, raggiungiamo il cavo metallico che coincide con la partenza vera e propria.

Il primo tratto è facilmente percorribile, volendo è possibile salire anche in libera. Sono presenti appigli e appoggi in abbondanza e la pendenza è moderata, quasi quasi mi faccio ingannare da questa piacevole arrampicata, così che inizio a chiedermi “ma sarà tutta così?”. Ovviamente la risposta è no, una ferrata è una ferrata, presto o tardi arriveranno i veri tratti strapiombanti ed esposti.

La ferrata Carlo Giorda ha una particolarità, ovvero il tipo di roccia molto liscia che dà la sensazione di essere sempre scivolosa anche se perfettamente asciutta. In caso di umidità o pioggia sarebbe praticamente impossibile percorrere questa ferrata. Le rocce che compongono il Monte Pirchiriano sono infatti di origine oceanica e sono state modellate nel corso dei secoli dal Ghiacciaio Valsusino. La ruvida superficie ed i colori predominanti sono dati principalmente dalla presenza di due minerali: il verde dalla clorite ed il bianco puntiforme dall’albite che compongono questo tipo di roccia.

Il primo tratto attrezzato della ferrata Carlo Giorda, Sant'Ambrogio (TO)

Inizia la VERA ferrata Carlo Giorda

La salita continua finché raggiungiamo un camino di roccia attrezzato ed un traverso a destra che regala un bel panorama sulla Val di Susa. In questo primo tratto si sale molto velocemente e, guardano in basso, riconosco immediatamente la mia auto parcheggiata che si rimpicciolisce a vista d’occhio. E così arriva il bello: eccomi a dover affrontare l’unica placca verticale della via, alzo lo sguardo e vedo davanti a me la fila di staffe che utilizzerò per l’arrampicata.

Per me che sono alle prime armi fa un certo effetto vedere una ferrata: in fondo ci si arrampica su una parete di roccia, nel vuoto, aiutandosi con dei supporti in ferro… Pazzesco, davvero pazzesco. Questo tratto come dicevo è molto verticale ma ben attrezzato, strapiombo a parte che mi mette un po’ di ansia, non incontro particolari difficoltà.

Con questi passaggi guadagniamo rapidamente quota ed esposizione e ci troviamo di nuovo a dover affrontare una serie di placchette e balzi dove la roccia è molto liscia ed è necessario fare attenzione. Ci sono dei piccoli tratti in cui mi trovo un po’ in difficoltà, non riesco ad individuare gli appigli giusti, dove mettere mani e piedi insomma, per salire in sicurezza. Fortunatamente sono con Marco, il mio accompagnatore di fiducia che, essendo molto più esperto di me, sa sempre darmi un buon consiglio per farmi superare gli ostacoli.

Siamo praticamente a metà ferrata, in questo punto è anche presente una via di fuga sulla sinistra. Noi ovviamente procediamo, sono troppo curiosa di attraversare il ponte tibetano di 80 mt.!

Il panorama sulla Val Susa ripreso dalla ferrata Carlo Giorda, Val di Susa, Piemonte

Il ponte tibetano

Proseguiamo tenendo la destra lungo un sentiero attrezzato con saliscendi a tratti esposti ma non complessi, ed eccoci arrivati al ponte tibetano. Che strano, non mi sta salendo l’ansia per il ponte tibetano, wow! Meglio così, quando è il mio turno mi ci fiondo, c’è un po’ di vento e si ondeggia soprattutto nella prima parte ma l’attraversamento risulta del tutto fattibile. Raggiunto l’altro lato trovo ad aspettarmi una parete verticale con staffe anch’essa non difficoltosa.

La ferrata continua aggirando uno spigolo e proseguendo verso destra su una breve cengia che porta ad un pianoro di collegamento dove sono presenti dei cartelli. Facciamo una breve sosta per riprendere fiato prima di risalire la parete nord-ovest del Monte Pirchiriano dove ci attendono un susseguirsi di rampe, paretine e camini che hanno la fama di essere facilmente arrampicabili per l’abbondanza di appigli ma…

Essendo la mia prima ferrata ho delle esitazioni in alcuni punti, penso che per i neofiti la difficoltà maggiore sia trovare dei saldi punti di appoggio per mani e piedi. Come già accennato ho la mia guida che prontamente mi aiuta a superare gli ostacoli che mi mettono in crisi guidandomi su come muovermi al meglio. Questo tratto impiega circa un’ora ed è il più vario e gratificante dell’intera Carlo Giorda.

Il ponte tibetano di 80 mt. della ferrata Carlo Giorda, Sant'Ambrogio, Piemonte

L’ultimo tratto della ferrata Carlo Giorda

Siamo ormai ai piedi della Sacra di San Michele, affrontiamo dei passaggi di media difficoltà che ci portano dritti dritti al secondo ponte sospeso, questa volta molto più corto (solo 15 mt.) e molto meno strapiombante. Ha la particolarità di avere 4 corde ma, nonostante richieda di stare in equilibrio su una fune, ci risulta molto più divertente del primo. Qualcuno si fa persino filmare mentre cerca di attraversarlo stando in equilibrio su un piede solo.

Superato il ponte, la ferrata inizia a prendere più le sembianze di un sentiero attrezzato, la Sacra di San Michele si avvicina sempre più, è proprio sopra le nostre teste. Percorriamo gli ultimi tratti di balzi rocciosi che ci conducono ad un sentiero saliscendi ed in men che non si dica ci ritroviamo ai piedi dell’immensa abbazia simbolo del Piemonte.

Certo che la Sacra di San Michele ha una struttura davvero imponente, non per nulla è considerata una delle più eminenti architetture religiose di tutto il territorio alpino ed uno tra i monumenti più importanti d’Italia. Voglio vederla più da vicino, non appena terminata la ferrata mi fiondo a scattare foto, dal basso la sua struttura slanciata verso il cielo è davvero impressionante, mi sento come fossi Davide e il gigante Golia.

Il panorama della Val di Susa dall'ultimo tratto della ferrata Carlo Giorda

Due parole sulla Sacra di San Michele

La Sacra di San Michele racchiude tra le sue mura una storia molto antica risalente al X-XI secolo quando venne costruita.  Dal XII al XV secolo conobbe il suo massimo splendore storico come uno tra i principali centri della spiritualità benedettina in Italia. A metà dell’XI secolo, sempre grazie alla presenza dei Benedettini, divenne asilo per i pellegrini e protezione per le popolazioni della zona. In quel periodo fu punto di riferimento per molti pellegrini in transito lungo la Via Francigena che vi salivano per trovare ristoro fisico e spirituale.

Nella notte del 24 gennaio 2018 il Monastero Vecchio della Sacra ha subito ingenti danni a seguito di un incendio divampato sul tetto, causato probabilmente da un corto circuito. Fortunatamente non ha impattato sulla parte architettonica più rilevante, ma ha comunque richiesto importanti restauri.

L’architettura è variegata in quanto la realizzazione della Sacra ha richiesto secoli durante i quali gli stili di costruzione si sono via via modificati. Osservandola, è ben visibile come la chiesa attuale sia eretta su strutture molto più antiche. Ecco gli stili architettonici meglio riconoscibili:

il romanico originario dell’anno 1000 con stanze buie, quasi senza finestre, per proteggersi dal freddo

il romanico di transizione al gotico del 1100 in cui si iniziano a realizzare le prime bifore

il gotico francese / italiano del 1200 e 1300 con archi e porte

L’abbazia è ovviamente visitabile, per maggiori info ecco il sito ufficiale. Per motivi di tempo omettiamo la visita, i miei compagni di avventura nel pomeriggio vogliono fare un’altra ferrata, quella degli Orridi di Foresto. Non abbiamo ancora pranzato nonostante sia già l’una passata! Rimediamo subito, nei pressi dell’abbazia è presente un punto di ristoro, ma è anche possibile sostare su un grande prato se avete il pranzo al sacco, noi scegliamo la seconda opzione e ci godiamo il meritato riposo.

La facciata dell'abbazia della Sacra di San Michele, Sant'Ambrogio, Torino

La via di discesa

Come accennato è ora di scendere, il week end in Piemonte non finisce qui, anzi è appena iniziato. La via di discesa è una mulattiera che porta direttamente alla borgata di San Pietro in circa un’oretta. Questo è il sentiero percorribile per tutti coloro che vogliono visitare l’abbazia senza fare obbligatoriamente la ferrata Carlo Giorda. Inizialmente prendiamo una scorciatoia che passa attraverso il bosco, un sentiero sterrato che imbocchiamo sotto il grande prato alla sinistra del punto di ristoro.

Poco dopo riprendiamo la mulattiera e prima di raggiungere la Borgata San Pietro incrociamo un sentiero sulla sinistra che porta al Bosco delle Meraviglie. Non abbiamo tempo di fare deviazioni ma immediatamente intuisco che si tratta di un percorso adatto soprattutto ai bambini con numerose statue di legno ispirate alle fiabe. All’ingresso del percorso ce n’è una che rappresenta un omino di legno seduto su una panchina, potevo non farmi fotografare lì?

In breve raggiungiamo la borgata di San Pietro e, tenendo la sinistra, proseguiamo lungo la strada in cemento fino a raggiungere il paese di Sant’Ambrogio. Dalla via principale del paese costeggiamo le pareti del Monte Pirchiriano e dopo una decina di minuti troviamo un canale alla nostra destra. Costeggiando il canale troviamo poco dopo il parcheggio e dopo esserci sistemati, siamo pronti a partire per una nuova avventura.

La statua in legno all'ingresso del Bosco delle Meraviglie